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Assegno di mantenimento: quando può essere modificato? Casi, regole e novità della Cassazione

  • Immagine del redattore: Produzione Webidoo
    Produzione Webidoo
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min
Assegno di mantenimento

L’assegno di mantenimento – destinato ai figli o all’ex coniuge – non è una misura definitiva. La legge e la giurisprudenza consentono di modificarlo quando cambiano in modo significativo le condizioni economiche, familiari o personali di uno dei soggetti coinvolti.

Negli ultimi anni, la Cassazione ha fornito principi importanti che chiariscono quando è possibile aumentare, ridurre o addirittura eliminare l’assegno. Questo articolo riassume i casi principali e come procedere correttamente per ottenere la revisione.


Quando è possibile chiedere la modifica dell’assegno di mantenimento

La modifica dell’assegno può essere richiesta solo se interviene un “mutamento sopravvenuto” delle condizioni economiche rispetto a quelle esistenti al momento della sentenza o dell’accordo.

Ecco i casi riconosciuti più frequentemente.


1. Cambiamento del reddito di uno dei genitori

È l’ipotesi più ricorrente.

La modifica è plausibile quando:

  • uno dei due perde il lavoro

  • subisce un calo importante di reddito

  • si ammala o non può più lavorare come prima

  • l’altro genitore migliora sensibilmente il proprio tenore di vita

La Cassazione sottolinea che deve trattarsi di un cambiamento stabile e non temporaneo.


2. Nuova convivenza o nuovo matrimonio

Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha chiarito che:

  • La nuova convivenza stabile dell’ex coniuge può incidere sull’assegno per il coniuge.

  • Se i figli vivono con un genitore che ha un nuovo partner con reddito importante, questo può incidere sulla ripartizione delle spese, pur non obbligando direttamente il nuovo compagno.


3. Maggiore età dei figli e loro capacità di mantenersi

Quando i figli diventano maggiorenni, l’assegno NON si annulla automaticamente.

Può essere ridotto o eliminato se:

  • il figlio lavora in modo stabile

  • rifiuta proposte di lavoro idonee

  • non segue percorsi di studio con continuità

  • ha un reddito che gli consente autonomia economica

La Cassazione è sempre più severa verso i figli “immotivatamente inattivi”.


4. Aumento delle esigenze dei figli

L’assegno può essere aumentato quando:

  • cresce il costo della scuola

  • aumentano spese mediche, psicologiche o sportive

  • cambia il tenore di vita del nucleo familiare

Le esigenze vanno documentate in modo preciso.


5. Cambiamenti nel tempo di permanenza dei figli con ciascun genitore

Se il minore passa più tempo con un genitore (es. nuovo affido condiviso con tempi simmetrici), la ripartizione economica può essere rivista.

La nuova organizzazione familiare deve essere stabile, non provvisoria.


Cosa non giustifica la modifica dell’assegno

La modifica NON è concessa quando i cambiamenti sono:

  • temporanei (es. lavori stagionali)

  • derivanti da scelte volontarie (es. smettere di lavorare senza motivo)

  • non documentati

  • dovuti a comportamenti elusivi (passare redditi “in nero”)

La Cassazione è molto attenta a evitare abusi o richieste pretestuose.


Come si richiede la modifica dell’assegno: la procedura

La richiesta si presenta al Tribunale mediante:

  1. Ricorso per modifica delle condizioni (art. 710 c.p.c. o art. 337-quinquies c.c.)

  2. Documentazione necessaria:

    • ultime dichiarazioni redditi

    • buste paga / certificazioni

    • eventuali spese straordinarie

    • prova del cambiamento sopravvenuto

    • documenti relativi ai figli o alla nuova convivenza

Il giudice valuta i nuovi elementi e decide se modificare, aumentare, diminuire o revocare l’assegno.


Novità recenti della Cassazione

Negli ultimi anni la Suprema Corte ha chiarito che:

✔ L’assegno può essere ridotto se il figlio maggiorenne non dimostra impegno nello studio o nella ricerca di lavoro.

✔ La nuova convivenza dell’ex coniuge può incidere sull’assegno, anche se il nuovo partner non contribuisce formalmente.

✔ Un significativo miglioramento economico di un genitore (promozione, eredità, attività in crescita) può portare al riallineamento dell’assegno.

✔ Chi si dimette volontariamente senza motivo non può chiedere la riduzione dell’assegno.

Questi orientamenti rendono la valutazione più rigorosa e basata su elementi oggettivi.


 
 
 

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